La Lombalgia: cos’è?

La lombalgia, non è una malattia, ma un sintomo di diverse patologie, aventi in comune la diffusione del dolore nella regione lombare, corrispondente alla parte inferiore della schiena. È un disturbo estremamente frequente in età adulta, con massima incidenza in soggetti di 40-50 anni di entrambi i sessi. Circa l’80% della popolazione ne è colpito almeno una volta durante la vita.
La forma più frequente di mal di schiena è una lombalgia non specifica. Si presenta con dolore che limita il movimento e si acuisce assumendo determinate posizioni, con possibile irradiazione posteriore alla coscia.
È tra le più frequenti cause di assenza dal lavoro ed ha perciò un’elevata incidenza socio-economica.
La lombalgia può avere una durata variabile, per cui si possono classificare tre forme: acuta, con durata inferiore a 4 settimane, subacuta, con durata compresa tra 4 e 12 settimane, cronica, con durata superiore ai 3 mesi.

Quali sono le cause della lombalgia?

Alcuni studi hanno evidenziato che solo il 20% delle lombalgie è provocato da un problema specifico della colonna vertebrale (patologie rachidee); il restante 80% è provocato da cause non specifiche quali posture e movimenti scorretti, stress psicologici, disturbi muscolo-scheletrici non gravi a carico della regione lombare, come ad esempio una contrattura, o la sciatalgia, ovvero un’infiammazione del nervo sciatico. A queste possono essere associati diversi fattori di rischio o fattori predisponenti, come una forma fisica scadente ed eccesso di peso corporeo, la sedentarietà, sforzi fisici, assunzione di una scorretta postura (dovuta anche ad un disturbo in un altro distretto corporeo).

Diagnosi della lombalgia

Una corretta valutazione diagnostica dev’essere effettuata dal medico specialista e si basa essenzialmente su due momenti:
– l’anamnesi, in cui vengono poste al paziente alcune domande specifiche riguardo la storia clinica, per comprendere le caratteristiche del dolore;
-l’esame obiettivo, che consente al medico di valutare la postura del paziente, osservare specifici movimenti per capire quali procurano dolore o se sono presenti limitazioni funzionali, la palpazione alla ricerca di eventuali anomalie e test clinici per escludere una lombalgia su base neurologica.
Se lo ritiene necessario, il medico può suggerire accertamenti come radiografia, risonanza magnetica o TAC, che lo aiutano a valutare il profilo della colonna vertebrale.

Come può essere curata la lombalgia?

La cura di un paziente con lombalgia richiede un approccio multidisciplinare che può coinvolgere, a seconda della causa scatenante, figure professionali diverse tra cui quella del fisioterapista. Il trattamento prevede la gestione del dolore e dei sintomi, per evitare recidivanti e la cronicizzazione del problema, inizialmente con farmaci (FANS e/o cortisonici), associati alla fisioterapia, con l’ausilio di terapie fisiche (come tecarterapia, laserterapia, ultrasuonoterapia, TENS) o massaggi mirati a ridurre le tensioni muscolari dolorose e tecniche manuali che permettono il miglioramento della mobilità articolare.
Un percorso riabilitativo per il trattamento della lombalgia può prevedere, oltre alla terapia ambulatoriale appena descritta, anche l’abbinamento di sedute terapeutiche in acqua e in un secondo momento, alla scomparsa del dolore, l’apprendimento di esercizi mirati alla rieducazione posturale, al recupero della mobilità della colonna e dei distretti articolari associati, al miglioramento dell’elasticità muscolare (in particolare a quella della catena posteriore) e al rinforzo della parete addominale e dei muscoli stabilizzatori del bacino.
La prognosi, in presenza di lombalgia, dipende dalla causa scatenante la dolenzia, ma rimane sensibilmente legata alla precocità della diagnosi del problema. La fisioterapia però gioca un ruolo determinante nel raggiungimento della soddisfazione clinica e personale del paziente.