Negli ultimi anni, abbiamo assistito a profondi cambiamenti nel trattamento delle patologie dell’Apparato muscolo-scheletrico.

In termini di impatto sulla salute globale, le malattie muscoloscheletriche (Mms) sono seconde solo alle mentali e ai disturbi del comportamento. Nel ventennio 1990-2010 questo insieme di patologie (quali lombalgie, cervicalgie, artrosi, artrite, osteoporosi e altre Mms), è risultato essere tra i più invalidanti in termini di anni di vita persi a causa della disabilità conseguente (Dalys, Disabilityadjusted life year) e di anni di vita vissuti con disabilità (Ylds, Years lived with disability).

Una diagnosi precoce ed un trattamento adeguato comporterebbero una riduzione della disabilità ed un miglioramento dell’aspettativa di vita, ritardando o evitando (laddove possibile) la chirurgia, con conseguente abbattimento anche dei costi indiretti (https://www.epicentro.iss.it/muscolo-scheletriche/).

Con l’obiettivo di migliorare le tecniche di cura delle affezioni muscolo scheletriche, gli interventi terapeutici sono molteplici: farmacologici, fisico-riabilitativi, chirurgici.

Tra i trattamenti conservativi sempre maggiore interesse e successo stanno riscuotendo gli interventi volti alla riparazione e rigenerazione dei tessuti che vanno sotto il nome di Functional Tissue Engineering (FTE) con un nuovo approccio volto all’utilizzo di bio-scaffold (matrici biologiche) di sostanza extra-cellulare a base di collagene suino di tipo I e sostanze ancillari per via iniettiva.

Il goal della FTE è da una parte l’induzione dei processi di riparazione-rigenerazione, dall’altra l’accorciamento dei tempi di recupero funzionale del tessuto leso, aspetto cruciale in Ortopedia, Medicina dello Sport, Medicina Fisica e Riabilitazione.

In Chirurgia – e non solo in quella ortopedica – il collagene viene utilizzato come scaffold biologicamente attivo al fine di indurre risposte riparative o per aiutare processi di formazione di nuovo tessuto. Anche nei trattamenti non-chirurgici, esso ha la stessa valenza: uno scaffold biologicamente attivo che con tecniche iniettive di facile esecuzione può essere “inserito” là dove necessario al fine di rimpiazzare, supportare, rinforzare e proteggere i tessuti di matrice connettivale.

Lo scopo dell’introduzione in loco di questo biomateriale “dove serve” (articolazioni di anca, ginocchio, spalla e gomito per esempio) è strutturale: rimpiazzare, rinforzare, strutturare e proteggere (barriera di adesione) cartilagini, tendini, legamenti, capsule articolari, etc. migliorando l’assetto delle fibre collagene e – conseguentemente – di tutte le strutture anatomiche in cui esso è presente e fornire un supporto di tipo meccanico al distretto interessato.

Una delle cause più importanti di dolore distrettuale articolare è la lassità delle strutture intra ed extra-articolari di stabilizzazione; i sistemi di contenimento lassi determinano ipermobilità articolare, soprattutto in direzioni ed angolature non fisiologiche che, da un lato, usurano precocemente ed ulteriormente i sistemi di contenimento stessi, e, dall’altro, operano verso una progressiva degenerazione cartilaginea.

Il supporto meccanico fornito dal collagene rappresenta un’efficace impalcatura naturale di sostegno (bio-scaffold)

L’infiltrazione di collagene e di alcuni  eccipienti ancillari è perfettamente tollerata dal paziente e priva di effetti collaterali negativi, agisce nel rispetto della fisiologia, non inducendo micro-flogosi e conseguente successiva retrazione fibrotica.

Gli elementi di sostegno articolare lassi ed ipermobili provocano stimolazione dei nocicettori locali, tensioni e sollecitazioni eccessive: il loro rinforzo non è solo rigenerante, bensì anche antalgico.

Riassumendo le infiltrazioni di collagene sviluppano 3 importanti proprietà:

  • si configurano come bio-scaffold di matrice extra-cellulare per la presenza in essi di collagene di tipo I idrolizzato ed in grado di sostenere i meccanismi di riparazione e rigenerazione dei tessuti la cui componente connettivale è degradata a causa dei fenomeni di usura, invecchiamento o in seguito a lesioni dell’Apparato Muscolo Scheletrico
  • hanno un’azione di tipo meccanico, riconducibile ad un aumento indotto delle caratteristiche di anisotropia (forze tensili) proprie della matrice extra-cellulare
  • migliorano la mobilità articolare fisiologica, favorendo la distensione muscolare zonale, alleviando il dolore localizzato o provocato dal movimento articolare o da vizi posturali.

Queste opzioni terapeutiche per la cura dell’artrosi sono disponibili presso i centri Idrokinetik, fedeli al motto che serve sempre  una cura personalizzata per  il paziente e perseguendo il detto che “…a tagliare si fa sempre in tempo…”

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