Inizia da oggi per me una collaborazione  lavorativa  con Idrokinetik. Cercherò di trasferire in modo costante su questo sito di comunicazione spunti di discussione e conoscenza frutto di circa 30 anni di attività in campo osteoarticolare. Queste “pillole” che ogni 15 giorni circa metterò a disposizione dei fruitori del sito vogliono essere assolutamente colloquiali e spunto di interazione con chi desidera approfondire alcuni argomenti.

Le ho chiamate pillole perchè vogliono provare a creare “benessere” per i pazienti e miglior conoscenza su determinati argomenti.

Io chirurgo ortopedico ho sempre creduto in un lavoro di team con i colleghi riabilitatori, come il più efficace ed efficiente per migliorare i risultati di trattamento e che si prefigge di fornire al paziente con problematiche osteomuscolari un pacchetto completo di diagnosi e terapia integrati.

Questo perchè inquadrare un paziente sotto ogni aspetto, modifica l’approccio alla patologia e quindi lavora per una soluzione del problema più performante possibile.

Oltre alla terapia “a secco”, sicuramente importante per far riprendere confidenza con la gravità, il valore aggiunto che dobbiamo sfruttare al massimo è proprio la riabilitazione  in acqua.

Dobbiamo pensare alla grande variabilità del paziente ortopedico, al numero enorme di patologie correlabili alle diverse età. Ci sono poi comorbilità (sul versante vascolare, di patologie reumatiche, etc). Ecco che trovare un denominatore comune che si può sfruttare per consentire un recupero e un miglior trattamento, facilità l’approccio stesso del paziente ad un percorso di cure e quindi ad un risultato di maggior soddisfazione.

La differente elasticità tessutale, l’equilibrio e la funzionalità articolare, la presenza di una osteopenia o di una osteoporosi, eventuali disturbi neuromuscolari che si sovrappongono hanno la possibilità di essere trattati in acqua senza fare differenze tra giovani e meno giovani, con una visione completa del problema motorio.

E questo indipendentemente da un trattamento conservativo e chirurgico.

Nei protocolli  ERAS (“Enhanced Recovery After Surgery”, ovvero miglior recupero dopo un intervento chirurgico) uno dei capisaldi è l’educazione e la preparazione ai possibili problemi che si potrebbero presentare in un futuro. L’educazione pre-operatoria ad un intervento chirurgico (per esempio di protesi articolare) abitua il paziente anticipando la soluzioni a problemi che si possono presentare e lo rende autonomo molto più velocemente.

Nel caso della riabilitazione in acqua l’attività motoria viene liberata dalla gravità. Il movimento è molto efficace e la  performance della funzionalità muscolare viene aumentata.

L’azione sinergica del Fisiatra, del fisioterapista e dell’ortopedico offre un pacchetto completo di studio e di soluzione al problema.

Il chirurgo ortopedico si occupa di diagnosi e cura ( e perchè no, prevenzione) di patologie che riguardano ossa, muscoli e tendini, valuta se un trattamento può essere conservativo o necessita di intervento chirurgico e può approfondire la valutazione con esami strumentali dedicati.

Il fisiatra ha competenze diverse, ispezione e visita il paziente a tutto tondo, valuta problematiche anche sociali, familiari, ha esperienza in trattamento di disabilità complesse, possiede competenze specifiche in ambito neuromuscolare, osteoarticolare, cognitivo-relazionale, biomeccanico e psicologico.

Il fisiatra e l’ortopedico lavorano in stretta collaborazione con il fisioterapista, che risulta essere  il loro braccio armato e  che agisce sul paziente, lo riabilita e finalizza l’intervento multidisciplinare in modo ottimale.

Dott. Giorgio Massini

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