Il movimento del braccio costituisce il compromesso di un fine e delicato equilibrio tra strutture passive(capsula più legamenti) e attive (sono ben 26 i muscoli motori principali):l’integrità di queste strutture garantisce un miglior stato di salute dell’articolazione,rappresentando al tempo stesso un’aspetto preventivo fondamentale.

Oltre ai disturbi degenerativi direttamente collegati all’usura,occorre considerare anche altri fattori,soprattutto di origine traumatica sempre più frequenti:il maggior utilizzo dei veicoli a motore,l’aumento considerevole dei praticanti di sport a rischio(sport di velocità, ciclismo, motociclismo, sci),sport di contatto(calcio, rugby, basket), sport over-head(tennis,baseball,lancio del giavellotto, nuoto nello specifico delfino,pallavolo ecc) .Facendo un breve calcolo seppur approssimativo, uno schiacciatore di pallavolo “schiaccia” in 1 allenamento di circa due ore più o meno 100 volte(per difetto), moltiplicato per il numero di allenamenti settimanali, più la partita , per un mese, moltiplicato per la stagione agonistica.Aggiungiamo la componente “velocità”,che è comune a tutti i gesti atletici dove è previsto una fase di caricamento(pensiamo al lanciatore di baseball) ,con una fase di decelerazione sucessiva.Le velocità angolari che si sviluppano durante il lancio superano i 7000gradi/sec. “SPALLA DELL’ATLETA” viene chiamata e la patologia che si sviluppa si chiama “CONFLITTO POSTERO-SUPERIORE”.Infine la pratica l’aumentodi praticanti  di sport “estremi”e l’aumento della vita media,con il conseguente rischio di cadute accidentali,ha elavato il numero di pazienti sportivi e non, con fratture dell’estremo prossimale dell’Omero,fratture di clavicola e di scapola,lussazioni GLENO-OMERALI (G/O),ACROMION-CLAVICOLARI(A/C) e STERNO- LAVICOLARI(S/C).

Inoltre la spalla, rappresenta una zona elettiva dove si scaricano le tensioni emotive che, ai giorni nostri sono sempre maggiori.L’effetto fisico di queste tensioni psichiche può manifestarsi con l’insorgere della capsulite adesiva idiopatica e con lussazioni G/O volontarie.

Da ultimo,ma non per importanza, la spalla non è  solo luogo di dolore “primario”,ma è anche “bersaglio” preferito di patologie di organi che stanno lontano da essa .Se si osserva la figura qui  riportata ,si può capire come gli organi interni proiettino il loro dolore sia alla spalla destra che quella sinistra.

Prenderemo ora in esame,forzatamente in breve, dato la vastità dell’argomento, una delle patolgie più frequenti della spalla che affligono gli sportivi(soprattutto quelli amatoriali) e cioè le lesioni dei tendini della cuffia dei rotatori.

I maggiori fattori di rischio di tale disturbo sono l’età e i ripetuti microtraumi.Il fumo di sigaretta  è fortemente associato con una lesione della cuffia dei rotatori.

Tale lesione colpisce il20% della popolazione che insorge con maggiore frequenza all’arto dominante.Poc’anzi ho accennato che tale lesione è riferibile soprattutto agli sportivi amatoriali;il motivo è che tali sportivi ,spesso non eseguono perfettamente il gesto tecnico, sottoponendo la struttura a stress ripetuti ERRATI in più non  praticano una adeguata e mirata PREVENZIONE.

La cuffia dei rotatori è formata da quattro tendini:SOVRASPINATO(SVSP),SOTTOSPINATO(STSP),PICCOLO ROTONDO, SOTTOSCAPOLARE.Oltre alla funzione di “ruotare”l’Omero sulla Scapola,hanno anche la funzione di:

-Deprimere(abbassare)la testa dell’Omero;

-Stabizzare dinamicamente l’articolazione G/O;

-Cuscinetto spaziatore tra testa dell’Omero e arco A/C;

-Creare un fulcro stabile su cui il deltoide possa agire per elevare il braccio.

Questi quattro punti è necessario tenerli presenti, per il RIABILITATORE  sono FONDAMENTALI perchè sono la base per impostare gli esercizi post intervento nel caso si sia intervenuti chirurgicamente per ripare la lesione,sia nel caso che non si intervenga chirurgicamente, ma si scelga un’intervento “conservativo”.

Senza andare troppo in “profondita”, merita citare, tra le diverse cause scatenanti la lesione dei tendini della cuffia, solo la più frequente, che è il CONFLITTO SOTTO-ACROMIALE.NEER, fu il primo nel 1972 a introdurre questo concetto, affermando che ,una delle cause principali della lesione è rappresentata dal restringimento del DEFILE‘ del SVSP.Per defilè si definisce lo spazio al di sotto dell’Acromion(spazio sotto-acromiale),del legamento coraco-acromiale e dell’articolzione acromion-claveare.In questo spazio passa il tendine del SVSP; quando viene a mancare questo spazio si crea il conflitto che da origine all’usura del tendine.

Lo spazio sotto-acromiale varia:in posizione di riposo 8,7 mm; con 1kg alla mano 9mm; con 2kg 9,5mm;con contrazione del G.Pettorale 1,02 cm;con contrazione del Deltoide 7,1mm.

Tra i tendini presenti nel corpo umano,quelli della cuffia dei rotatori manifestano una maggiore percentuale di lesione.Gli studiosi hanno dato a questo fenomeno molte spiegazioni.Causa multifattoriale:”zona critica” IPOVASCOLARE del tendine,naturale invecchiamento del tessuto,movimenti ripetitivi.Ma tra i vari motivi, due sono peculiari della spalla in quanto accrescono i rischi delle lesioni.

Il primo è che si trovano interposti tra due strutture ossee che il loro contatto fisiologico conduce ad una lenta usura e progressiva del tendine.Tale usura favorisce il secondo fattore di rischio della spalla, costituito dal precario equilibrio di questa articolazione,sempre “in bilico” tra stabilità e mobilità.

Concludendo si può dire che, le lesioni della cuffia dei rotatori sono prevalentemente degenerative,in alcuni casi acute ma su base degenerativa.Mentre sono più rare le lesioni chiamate “primarie”.

Il trattamento prevede :quello chirurgico dipende dal tipo di lesione( lesione inserzionale,lesione massiva), dall’età del paziente,professione,tipo e livello di sport praticato, l’arto coinvolto(se è quello dominante o no),stato osseo e la sua comformazione,”qualità” della componente muscolare,aspettative del paziente; per ultimo ma non per importanza dall’intensità del dolore e quindi la limitazione funzionale che ne consegue. Dopo l’eventuale intervento è previsto il momento riabilitativo. Questo periodo è una parte fondamentale del programma chirurgico,la sua sottovalutazione, affidandolo a personale non sanitario e/o non esperto può determinare un’insuccesso dello stesso. Si sviluppa in quattro fasi, l’ultima della quali chiamata di mantenimento può durare anche un anno.Il paziente quindi deve decidere per l’intervento anche sulla base di queste informazioni.

Quello conservativo: vale la pena specificare, che deve essere affidato anche questo a personale sanitario esperto, perchè l’impostazione del trattamento inizia con la Valutazione Fioterapica:tale valutazione prevede  l’esecuzione di una” batteria” di test clinici specifici,un’anamnesi accurata e la valutazione della” complaince” del paziente.Raccolti i dati si imposta il trattamento che può durare 4-6 mesi,tenendo presente lo schema sopra citato.


Dott. Michele Mardegan – Fisioterapista