Quando si parla di protesi, ci si riferisce ad un sostituto artificiale, una sostituzione anche parziale di un elemento del corpo umano – si può trattare di un dente, di un occhio, di una gamba, di un ginocchio, di una mano, ecc. Quando la protesi riguarda un arto, si chiama appunto artoprotesi.

A seconda dell’utilizzo che ne viene fatto, l’artoprotesi può essere removibile come essere fissa – anche se la maggior parte di esse possono essere messe e tolte in funzione all’utilizzo che ne viene fatto. Pensiamo ad esempio ad un atleta che ha una protesi ad una gamba: la protesi che utilizza per correre gare di velocità, è in genere diversa da quella che utilizza per svolgere la normale deambulazione nella vita di ogni giorno.

Ma perché sono così importanti le artoprotesi? E in quali occasioni sono utilizzate?

Il loro utilizzo è nella maggior parte dei casi funzionale, ma anche estetico. Prendiamo l’esempio di una gamba o di un braccio: si tratta di parti del corpo che aiutano la deambulazione o lo svolgimento di attività quotidiane. Le cause che possono portare alla perdita di questi arti sono molteplici, dall’incidente in auto, una brutta caduta, ma anche essere determinati da malattie come il cancro, o da problemi di circolazione, arteriosclerosi o diabete; non per ultimo, la mancanza di un arto può essere anche un difetto di nascita, presente nel bimbo già dal concepimento.

La sostituzione di un arto con una protesi, è solitamente consigliata soprattutto a chi ha subito l’amputazione di quella parte del corpo – la progettazione dell’artoprotesi è ovviamente pensata ad hoc per il paziente, calibrata e adattata con precisione, per andare a sostituire in maniera il più precisa possibile l’arto amputato. Il principale specialista coinvolto in questo delicato passaggio è sicuramente il protesista, che analizza con minuziosità ogni aspetto della protesi, affinché chi deve utilizzarla la senta quasi come un prolungamento del proprio corpo, quasi come fosse l’arto che gli è stato amputato. E’ fondamentale calibrarne gli aspetti anche in funzione dell’utilizzo che ne deve fare chi la indossa (camminare, o anche saltare, correre, ecc?), e assicurarsi che sia anche di comodo utilizzo.

Artoprotesi: funzionalità e motivazione psicologica

Affrontare un’amputazione di un arto è sempre un’esperienza traumatica, e il sostegno psicologico è fondamentale per pazienti che devono imparare a convivere con questa nuova condizione fisica. L’artoprotesi in questo senso può essere un grande aiuto, poiché, se da un lato dà la possibilità di compiere movimenti che altrimenti sarebbero difficili, dall’altro può dare il giusto slancio per ritrovare forza di volontà per imparare ad interfacciarsi con questa nuova realtà, in maniera positiva e costruttiva.

Per poter avere un’artoprotesi, però, ci sono delle condizioni importanti che non vanno sottovalutate: prima di tutto il paziente deve godere di buona salute, e avere determinate capacità fisiche e cognitive. Non tutte le artoprotesi sono adattabili ad ogni persona, ma il protesista, insieme a fisioterapista e medico chirurgo, sa indicare la strada giusta da seguire di volta in volta, individuando la scelta migliore per il paziente specifico.

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